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LA TORRE DI TOR MARANCIA

La torre     Storia e caratteristiche delle torri    Il quadrante sud-est di Roma nella storia    Il parco oggi

 

LA TORRE

La presente torre, nota come “Tor Marancia” risale al XIII secolo e costituisce un esempio di quelle che erano le opere difensive medioevali nella Campagna Romana.

L’edificio, a pianta quadrata di 6 metri di lato, è costruito in blocchetti di tufo per un’altezza di oltre 15 metri; valore, questo, che anche se non rappresenta un record, permetteva alla torre di stabilire un contatto visivo con le vedette della via Ostiense, della via Appia e dell’Ardeatina, grazie anche alla sua posizione elevata. Presenta una merlatura per buona parte conservata e numerose feritoie e finestre, alcune delle quali con stipiti marmorei.

All’interno sono conservati sui quattro angoli i pilastri che servivano al sostegno delle volte in muratura del primo e dell’ultimo piano; sono anche visibili i fori per le travi dei piani intermedi.

La torre era collegata al casale di Tor Marancia, situato tra via delle Sette Chiese e via Nesazio, da una strada con andamento rettilineo di cui un tratto è ricalcato dall’attuale via Casal De Merode.

Il nome di Torre Marancia o Amarancia deriva da Amaranthus, probabilmente un liberto della famiglia dei Numisii Proculi, le cui ville sono in parte ancora visibili nel “pratone” alle spalle di via Sartorio, e compare per la prima volta nei documenti catastali del 1484. Precedentemente, era nota come “Torre delle Vigne” e ancora nella carta di Eufrosino della Volpaia del 1547 compare con questo nome.



STORIA E CARATTERISTICHE DELLE TORRI

Nel corso del secolo VIII le coste laziali divennero obiettivo delle scorrerie dei saraceni e di altri predoni del mare i quali, in qualche occasione, riuscirono a saccheggiare Ostia, catturandovi anche dei prigionieri, e arrivarono a minacciare Roma. Per evitare il ripetersi di queste scorrerie, coloro che avevano in enfiteusi (forma di affitto che prevede come pagamento il versamento di una parte dei prodotti della terra al proprietario) i terreni dell’Agro Romano dovettero costruire un sistema di vedette che consentisse di avvistare le imbarcazioni in avvicinamento e di trasmettere in breve tempo l’allarme mediante segnali luminosi e di fumo. In questo modo tutto l’Agro, fino a Torre Astura (Anzio), fu sorvegliato da torri, molte delle quali, sebbene in un grave stato di degrado, sono ancora visibili.

Col passare del tempo, le torri divennero simbolo di prestigio e potere, e le lotte tra i vari signorotti locali si svolgevano frequentemente intorno ad esse, avendo come obiettivo la loro conquista.

La necessità di non risentire né degli attacchi da terra, né delle frecce incendiate che venivano scagliate nel corso degli assedi, spiega perché il primo e l’ultimo piano fossero in muratura, mentre, per mantenere la struttura leggera, tutti gli altri piani erano in legno. Talvolta, per rendere le torri praticamente inespugnabili, si poneva l’ingresso al primo piano, in modo che si potesse raggiungere solo con una scala a pioli, la quale poteva facilmente essere ritirata in caso di necessità.
Con l’avvento della polvere da sparo (XV secolo) le torri persero quasi del tutto la loro importanza strategica, in quanto la loro struttura leggera male resisteva al nuovo tipo di attacco.

IL QUADRANTE SUD-EST DI ROMA NELLA STORIA

La presenza di questa torre testimonia quindi l’uso agricolo della zona circostante, almeno fino alla fine del XIX secolo: si trattava del cosiddetto Agro Romano, oggi purtroppo massicciamente urbanizzato, che, in questo quadrante di Roma, si estendeva dai Colli Albani al Tevere. Le eruzioni dei vulcani dei Castelli Romani, da qui molto vicini, hanno proiettato sul suolo un grandissimo quantitativo di ceneri e lapilli i quali, nel corso di alcune centinaia di milioni di anni, hanno dato origine alle pozzolane e al tufo che costituiscono la gran parte dei terreni della zona. Lungo la via Appia Antica si rileva una presenza geologica molto importante: la colata di Capo di Bove, un vero “fiume” di lava basaltica solidificata. Questa pietra basaltica, nota anche come leucitite, altro non è che la selce con cui fu pavimentata la via Appia Antica e con cui furono costruiti tanti edifici medioevali.

Dai Colli Albani scendono verso il Tevere numerosi fossi, tra cui l’Almone, il Fosso di Tor Carbone e quello delle Tre Fontane, i quali hanno oggi una portata sensibilmente ridotta rispetto a quella che avevano fino al secolo scorso, a causa del maggiore sfruttamento a monte e, soprattutto, del prosciugamento della falde mediante pozzi artesiani. Sempre per questo motivo, molte delle sorgenti di cui era ricco il territorio sono scomparse. Di queste sorgenti, quella forse più famosa è quella delle “Tre Fontane”, dove fu martirizzato San Paolo.

La combinazione di un terreno vulcanico ricco di minerali e della presenza di corsi d’acqua, ha reso questa porzione di campagna estremamente fertile. Questo pregio fu sfruttato già dai Romani, i quali avevano qui coltivazioni intensive di grano, ma anche di generi di lusso come i fiori (esisteva un “fundus rosarius”, cioè una tenuta delle rose, tra la via Ardeatina e la via Appia Antica). Sono frequenti, pertanto, opere di canalizzazione dei fossi risalenti a varie epoche, nonché fattorie e granai, i più famosi dei quali sono gli Horrea Nervae, individuati presso l’attuale comprensorio Roma 70.

La presenza di numerose strade di grande comunicazione, unita ad una fitta viabilità interna, ha sempre contribuito a creare un saldo legame con la città. A riprova di ciò, si nota che nel corso dei secoli le abitazioni, seppure rurali, hanno mantenuto spesso un carattere di domicilio nobile “fuori porta”.

Tutto questo, ovviamente, fino a pochi decenni fa: la moderna urbanizzazione e la radicale trasformazione della vita agricola hanno cambiato completamente il volto di quest’area; ma questa non è più storia...

Testo a cura di A. Razze

BIBLIOGRAFIA
Tomassetti Giuseppe - La Campagna Romana - ed. 1979 a cura di L. Chiumenti e F. Bilancia, voll.2, 5
De Rossi Giovanni Maria - Torri e castelli medioevali della Campagna Romana
AA.VV. - Suburbio e Agro Romano nella zona SE - Roma 1981
Guarrera Gabriele Maria - La via delle Sette Chiese in Roma - Roma 1997

IL PARCO OGGI

La zona recintata ha attualmente un'estensione di 2.700mq ed è in carico al Servizio Giardini dell'XI Municipio.
La Presidenza del Municipio Roma XI, nell'intento di restituire al quartiere un'area verde sicura e fruibile, ha affidato all'Associazione Aria ed al Comitato di Quartiere Vecchia Tormarancia la custodia del Parco. I nuovi gestori si avvarranno della collaborazione dell'Associazione Homo Novus (che si occupa dell'inserimento nella società delle persone non vedenti) e della Casa dei Diritti Sociali Focus. Si tratta di una forma di gestione già sperimentata in altre aree verdi della Circoscrizione, e che alcuni anni fa un'altro Comitato (Comitato "La Torre") aveva tentato di realizzare nell'area in questione.

 

 

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1999 WWF Gruppo Attivo Roma XI