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RASSEGNA STAMPA SU TOR MARANCIA

IL MESSAGGERO

Mercoledì 3 Febbraio 1999

Le imprese aspettano il via di Rutelli e Badaloni per costruire su 114 ettari di parco, ai margini dell’Appia Antica, 18 torri e 200 palazzi

A Tor Marancia il verde sta in trincea

Un consorzio è pronto ad aprire i cantieri per edificare 2 milioni di metri cubi di cemento

Di ALFONSO TESTA

Tempo una settimana, più o meno, e la chiacchieratissima lottizzazione di Tor Marancia saprà di che morte dovrà morire. Che è un modo di dire, ma che mai come in questo caso dovrebbe avere un esito conforme, visto che si tratta di una lottizzazione sciagurata, incongrua, devastante, nella sua dimensione e nella sua localizzazione. Il consorzio di imprese che l’ha promossa, dando per scontato, dal suo distorto punto di vista, che lì, fra l’Ardeatina e il Caravaggio, ai margini dell’Appia Antica, sicuramente sorgeranno le ville e i palazzi che ha in programma di costruire, ha chiesto un incontro urgente con i massimi esponenti delle istituzioni locali perché rompano indugi ritenuti ingiustificabili e diano certezza, una volta per tutte, all’apertura dei cantieri. Al saccheggio di massa di un paesaggio senza uguali. Francesco Rutelli, per il Comune, e Piero Badaloni, per la Regione, fino a ieri non si erano fatti vivi. Però è solo questione di giorni. Entrambi non possono tenere più di tanto in anticamera gli imprenditori che quel paesaggio sono smaniosi di mettere a reddito. Ma a reddito come, esattamente? E con utile da parte di chi?

I protagonisti - Riunitisi in consorzio da tempo (il "Consorzio Tor Marancia") per meglio gestire un’operazione apparsa subito oggettivamente complessa e impegnativa, gli imprenditori che vorrebbero fare della Storia una sorta di "complice", l’ammiccante quinta prospettica dei loro palazzi, figurano fra quelli che hanno lasciato un segno pesante sull’urbanistica romana del secondo dopoguerra. Sono: Pietro Mezzaroma, Sandro Parnasi, Giuseppe Ceribelli, Bernardino Marronaro e Cesare Casini.

La lottizzazione - Delimitato da viale del Caravaggio, Piazza Lante e le vie Sartorio, Ardeatina, Grotta Perfetta e Vittore Carpaccio, il comprensorio di Tor Marancia è una fascinosa estensione di prati e alberi secolari che misura 219 ettari, quasi tre volte villa Borghese. Destinata all’edificazione dal piano regolatore vigente per complessivi 3 milioni 800 mila metri cubi e 30 mila abitanti circa da insediare; difesa coi denti nella sua integrità culturale dal "Comitato per Tor Marancia", coordinato dalla storica dell’arte Annalisa Cipriani, l’area contesa è stata oggetto di due varianti successive di piano regolatore che si sono limitate a ridurne l’edificabilità prima del 30 e poi del 40 per cento. Nessuno ha avuto il coraggio di andare fino in fondo. Di cancellare la lottizzazione, come decenza urbanistica e consapevolezza politica avrebbero voluto. Nemmeno la giunta in carica, che ha avuto due occasioni da essa stessa create (la variante di salvaguardia e il piano delle certezze) per fare giustizia della lottizzazione. Ha solo chiesto una simbolica riduzione aggiuntiva del 10 per cento. Un ultimo round del finto match fra le istituzioni elettive e le imprese interessate, s’è concluso con l’acquisizione pubblica bonaria di 105 ettari del comprensorio, poi inglobati dalla Regione nel parco dell’Appia Antica. In conclusione, allo stato delle cose, al Consorzio sono rimasti 114 ettari e su questi 114 ettari dovrebbero essere insaccati tanti edifici da raggiungere una volumetria di poco meno di 2 milioni di metri cubi per un numero di abitanti - 15 mila circa - pari a quello di una piccola città di provincia.

Il progetto - Redatto prima dell’ultimo 10 per cento di taglio delle cubature, il progetto prevede la realizzazione (a carico del Consorzio) di tre tronchi stradali esterni al comprensorio per alleggerire il traffico sull’Ardeatina e su via di Grotta Perfetta, nonché, ovviamente, la costruzione di edifici per abitazioni (1 milione 620 mila metri cubi) e per usi commerciali e di servizi (326.580 metri cubi). L’intera massa edificata dovrebbe articolarsi in 18 torri di nove piani e 200 palazzi a schiera di altezza compresa fra i 4 e gli 8 piani. Tutto questo prima dell’ultima sforbiciata del 10 per cento. Che cosa verrà tagliato, dove e come, fra i palazzi e le torri, quando - e se - Comune e Regione decideranno che il taglio da virtuale diventi effettivo? Qui nasce il problema che ha spinto il Consorzio a chiedere un incontro con Rutelli e Badaloni. Prima di procedere alla rielaborazione del progetto, le imprese chiedono che sia delineato il quadro urbanistico definitivo della zona attraverso le procedure semplificate previste da specifiche norme di legge (articolo 15 della legge 241 del 1990). Era ciò che avrebbero dovuto formalizzare Regione, Comune e soprintendenza archeologica durante una riunione svoltasi il 12 gennaio. Ma la riunione si è conclusa con un nulla di fatto e, contrariato non meno che sorpreso, il Consorzio ha deciso di chiamare in causa personalmente il sindaco e il presidente della giunta regionale. Intanto incombe il vincolo paesistico-archeologico chiesto nel 96 dal soprintendente Adriano La Regina e di recente formalizzato dal ministero dei Beni culturali con un decreto di imminente pubblicazione. L’ultima spiaggia per Tor Marancia. Chi userà questo vincolo, o riuscirà ad usarlo, per vincere, dopo alterne battaglie, la guerra di Tor Marancia?

 

IL MESSAGGERO

Lunedì 8 Febbraio 1999

L’insediamento-mostro/Il responsabile regionale all’urbanistica: "Sempre contrario a quella edificazione"

"La lottizzazione va ridiscussa"

L’assessore Bonadonna: il vincolo su Tor Marancia impone nuove norme

Di ALFONSO TESTA

"Certamente i cantieri di Tor Marancia non si apriranno domani. E nemmeno dopodomani. Il vincolo apposto dal ministero dei Beni culturali va adeguatamente normato, e questo richiede del tempo. Quando la normativa sarà stata definita, si vedrà come, dove e quanto si potrà costruire". L’assessore regionale all’Urbanistica, Salvatore Bonadonna, non è di quelli che ricorrono a giri di frase per dissimulare responsabilità che possono implicare più dissapori politici che consensi di pubblico.

La concretezza è la dimensione nella quale ama muoversi e su questa base delinea l’ottica operativa di un’operazione edilizia, quella che rovescerà sul verde di Tor Marancia tonnellate di mattoni e asfalto, voluta da pochi (sei costruttori, Mezzaroma, Parnasi, Ceribelli, Marronaro, Casini, Aic), appoggiata dalla giunta comunale e contestata, fin qui vanamente, dalle associazioni culturali e dalle migliaia di cittadini che abitano nei quartieri confinanti. E’ realista, Bonadonna, revocando in dubbio le certezze sui tempi e sulle quantità dell’operazione, ma sente tutto intero il peso della sua funzione di amministratore pubblico. Dice: "Anche se la questione non si può risolvere dall’oggi al domani, io mi adopererò con impegno, com’è mio dovere, per accelerare al massimo le procedure che dovranno portare ad una decisione certa e definitiva". Partita con una previsione costruttiva di piano regolatore pari a 3 milioni 800 mila metri cubi e oltre 30 mila abitanti da insediare, la lottizzazione sui 219 ettari del comprensorio delimitato da viale del Caravaggio, Via Ardeatina e via Grotta Perfetta, si è attestata sulla metà esatta di quella previsione: 1 milione 940 mila metri cubi per 15 mila abitanti circa. Per la parte residenziale, la volumetria in programma comporta, secondo il progetto peraltro non definitivo, la costruzione di 200 palazzi a schiera da 4 a 8 piani e di 18 torri da 9 piani ciascuna.

Oggetto di polemiche aspre e di contrapposizioni trasversali negli schieramenti politici tanto di maggioranza che di opposizione, l’insediamento-mostro di Tor Marancia deve ora fare i conti con il vincolo paesaggistico-archeologico chiesto nel 96 dal soprintendente Adriano La Regina per l’intero comprensorio e di recente formalizzato con un decreto (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 2 febbraio) dal ministero dei Beni culturali.

Che cosa, assessore Bonadonna, un vincolo di questo tipo comporta nel concreto?

"Si tratta di un vincolo previsto dalla legge 431, la famosa legge Galasso sulla tutela dei beni ambientali e culturali, che prescrive non un divieto di edificazione ma una compatibilità di edificazione".

Chi stabilisce se determinate costruzioni sono compatibili o no con l’area così vincolata?

"Il vincolo di cui stiamo parlando, una volta apposto deve essere normato. Cioè, dopo adeguate indagini, bisogna individuare i beni da tutelare e dettare norme su come tutelarli. In pratica, si deve stabilire, da parte della soprintendenza archeologica prima, e della Regione dopo, se un palazzo previsto là dove si è rinvenuto, poniamo, un sepolcro, può essere ugualmente edificato, nonostante il ritrovamento, nel punto stabilito dal progetto, oppure spostato o magari non costruito affatto. Così per l’altezza e l’ingombro degli edifici in relazione tanto ai reperti quanto al paesaggio".

Questo che significa? Che, ad esempio, le torri a nove piani di Tor Marancia possono essere "decapitate", ridotte di numero o eliminate del tutto? Quindi, in ultima analisi, che le cubature costruibili siano drasticamente tagliate?

"Sì, teoricamente queste ipotesi sono tutte possibili. Ma bisognerà vedere all’atto pratico, cioè dopo avere effettuato le indagini sul terreno e in base ad esse stabilito quali sono le compatibilità costruttive".

Ma lei personalmente, assessore, è favorevole o contrario alla lottizzazione?

"Sono nettamente contrario. Non ne ho mai fatto mistero in ogni sede possibile. Però il Comune di Roma ha deciso che quel parco deve essere edificato e io, nella mia veste di amministratore regionale, devo adeguarmi mettendo da parte le convinzioni personali. Devo limitarmi, e mi limito, alla mia funzione pubblica di controllo della legittimità e della correttezza degli atti".

 

 

LE REAZIONI

Gli ambientalisti: il Campidoglio ponga fine a quell’errore

An: quell’area deve far parte del Parco dell’Appia Antica

Annullare la decisione di costruire nell'area di Tor Marancia, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto che inserisce l'area fra le zone di interesse archeologico.

È la richiesta rivolta al Consiglio comunale dal presidente di Legambiente Lazio, Maurizio Gubbiotti, secondo il quale "è un esercizio assai complicato esercitare la tutela d'insieme, come afferma il decreto, tra le torri cementizie alte nove piani". Legambiente mette appunto in risalto come il decreto non stabilisca solo il principio secondo il quale la tutela debba essere applicata al singolo bene di interesse archeologico riconosciuto ed elencato, ma anche "al territorio che ne costituisce il contesto di giacenza".

Anche i Verdi sollecitano Rutelli a cancellare la lottizzazione prevista a Tor Marancia. "Il sindaco deve prendere atto della presenza di un nuovo vincolo del ministero dei Beni culturali - affermano i Verdi del Lazio - e del fatto che i problemi legati alla viabilità che questa lottizzazione avrebbe comportato non sono stati risolti. Quindicimila nuovi residenti in un'area già fortemente congestionata porterebbe al collasso urbanistico e alla invivibilità nella zona".

Anche Alleanza nazionale è scesa in campo facendo rilevare come stiano trionfando le battaglie coraggiose sostenute da centinaia di cittadini. L’on. Fabio Rampelli, segretario e deputato regionale di An, ha annunciato di aver già presentato la proposta di legge per l’inserimento di tutta l’area vincolata dal Decreto nel perimetro del parco dell’Appia Antica.

IL MESSAGGERO

Martedì 9 Febbraio 1999

Le associazioni culturali e gli ambientalisti si rivolgono al Parlamento europeo per fermare la lottizzazione

Ora Tor Marancia finisce a Strasburgo

Di ALFONSO TESTA

Tor Marancia sbarca in Europa. Le associazioni culturali e gli ambientalisti hanno deciso di chiedere alla commissione ambiente del parlamento di Strasburgo un’indagine sulla devastante lottizzazione che compromette l’anticamera del parco dell’Appia Antica, fra l’Ardeatina e viale del Caravaggio, qualora il Comune e la Regione non decidano nel frattempo autonomamente di cancellare l’edificazione del comprensorio. Il ricorso all’organismo europeo di tutela è reso possibile dalla normativa dello stesso parlamento comunitario, che impone la valutazione dell’impatto ambientale per iniziative edilizie che coinvolgono territori di oltre 10 ettari di estensione, e dalla novità rappresentata dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il 2 febbraio scorso, del vincolo paesistico-archeologico sull’intera area di Tor Marancia.

Non solo. Nella nuova prospettiva aperta dal vincolo, il presidente della commissione ambiente del Comune, il verde Luigi Nieri, s’è detto convinto della necessità di riesaminare da capo contenuti e modalità della lottizzazione ed ha pertanto annunciato la convocazione di tutti i soggetti interessati: comitati dei cittadini, circoscrizioni coinvolte, associazioni, esperti e, naturalmente, i proprietari dei terreni che dovrebbero essere edificati (i costruttori Mezzaroma, Parnasi, Ceribelli, Marronaro, Casini, Aic).

La ripresa delle ostilità (peraltro mai accantonate, benché negli ultimi tempi in ombra) contro la foresta di mattoni che dovrebbe cancellare l’ultimo parco-campagna urbano di Roma, è stata annunciata ieri in una conferenza stampa dalla storica dell’arte Annalisa Cipriani, coordinatrice del "Comitato Antonio Cederna per la salvaguardia di Tor Marancia". Con lei un vasto schieramento di rappresentanti politici e delle associazioni ambientaliste: Italia Nostra, Lega Ambiente, WWF, il senatore Athos De Luca e l’onorevole Paolo Cento (verdi), gli onorevoli Walter De Cesaris (Rc) e Marcella Lucidi (Ppi), il presidente dell’XI circoscrizione Rosario Mocciaro (verdi), il consigliere regionale Fabio Rampelli (An).

Tutti d’accordo. Se, in seguito alle battaglie di anni, a più riprese l’edificabilità di Tor Marancia è stata ridotta fino alla metà della volumetria originariamente prevista (3 milioni 800 mila metri cubi, 30 mila abitanti da insediare), ora, grazie appunto alla nuova disciplina di tutela nazionale ed europea, è possibile cancellare anche l’edificabilità residua (1 milione 940 mila metri cubi, 15 mila abitanti) e conservare integri i 219 ettari di Tor Marancia, con la loro esuberanza naturale e le numerose testimonianze archeologiche di epoca romana e medievale. Le procedure per arrivare alla revoca della lottizzazione, a parte il ricorso al parlamento europeo e le incognite che ragionevomente implica, sono ancora da definire in sede istituzionale, ma devono certamente incardinarsi sul vincolo appena divenuto operante. Il vincolo - è stato rilevato un po’ da tutti, nella conferenza stampa di ieri - non comporta di per sé l’inedificabilità assoluta, ma a questa si può sicuramente arrivare se finalmente si ha come punto di partenza l’interesse pubblico della salvaguardia dell’area invece, come è stato fino ad oggi, l’interesse privato di un pugno di imprenditori. "Ottime persone", è stato detto, ma certo non benefattori della città.

Intanto Domenico Cecchini, assessore all’urbanistica del Comune, in una nota, ha precisato di ritenere "equilibrate e giuste dal punto di vista urbanistico" le decisioni del consiglio comunale e "molto serio" il lavoro svolto con i colleghi delle altre amministrazioni. Dopo aver sostenuto che si è già salvaguardato dall’edificazione il 64 per cento del territorio, Cecchini ha concluso che "riproporre ora un altro no sarebbe un segnale di iniquità e di incertezza amministrativa".


Corriere della Sera

Martedì 9 Febbraio 1999

CEMENTO A TOR MARANCIA, IL CAMPIDOGLIO VA AVANTI

Di Lauretta Colonnelli

Solo contro tutti, il Comune è convinto che la lottizzazione a Tor Marancia vada comunque fatta. L’Assessore alle Politiche Urbanistiche Domenico Cecchini, difende le decisioni del Campidoglio che aveva approvato i 3 milioni e 800 mila metri cubi di cemento (poi ridotti a 2 milioni con due varianti successive di Piano Regolatore). "ritengo giuste ed equilibrate dal punto di vista urbanistico le decisioni – sostiene Cecchini – anche perché abbiamo già salvaguardato, sottraendoli a qualsiasi edificazione, 82 mila ettari di territorio comunale. Riproporre ora un altro "no" non solo contraddirebbe la nostra strategia urbanistica, ma sarebbe un segnale di iniquità e di incertezza amministrativa".

Dunque per non apparire iniqui verso il consorzio di costruttori (Pietro Mezzaroma, Sandro Parnasi, Giuseppe Ciribelli, Bernardino Marronaro e Cesare Casini), si preferisce andare avanti con la lottizzazione, anche contro il decreto del Ministero dei Beni Culturali che ha dichiarato l’area sotto tutela archeologica. E contro il Soprintendente La Regina, che si era opposto all’edificabilità". Contro l’Assessore regionale all’Urbanistica Salvatore Bonadonna, che ha dichiarato di essere "nettamente contrario all’edificabilità". Contro gli ambientalisti di ItaliaNostra, i quali hanno annunciato che chiederanno alla commissione Ambiente del Parlamento Europeo di avviare un’inchiesta pubblica sulla vicenda. Contro la proposta di legge per l’ampliamento del Parco dell’Appia Antica su tutto il comprensorio di Tor Marancia, presentata ieri in Consiglio Regionale dal capogruppo dei Comunisti Italiani Alessio D’Amato, e appoggiata dai Verdi. Contro il parare del presidente del Parco dell’Appia Antica Gaetano Benedetto, che chiede di includere nel parco, oltre a Tor Marancia, anche le aree di Tor Carbone, Cava Pace, Casale di Gregna, Anagnina, Capannelle e LA Barbuta (tutte comprese nel decreto di tutela del Ministero), perché "da una parte costituiscono un naturale completamento del parco e dall’altra si caratterizzano come alcuni tra i luoghi più belli della campagna romana". Contro Legambiente che chiede al Consiglio Comunale di "annullare le precedenti scelte edificatorie perché quello di Tor Marancia è un piano di neo urbanizzazione in una zona non collegata con il resto della città e non toccata dal progetto di viabilità su rotaie". Contro i consiglieri di AN Fabio Rampelli, Marco Marsilio e Giorgia Meloni, che definiscono la lottizzazione uno "scempio edilizio" e promettono "iniziative a tutti i livelli contro l’edificazione di quei due milioni di metri cubi". Contro l’associazione dei Vas che si battono da oltre dieci anni per la protezione di Tor Marancia e oggi plaudono alla tutela del Ministero come a "una luce in fondo al tunnel".

Ma la parola definitiva spetta al Consiglio Comunale. E Cecchini ribatte: "il decreto non cambia niente. Il Soprintendente La Regina l’aveva richiesto da oltre due anni. Ora è arrivato, ma non si possono ridiscutere gli accordi con i costruttori". Quali saranno le prossime mosse? "Le imprese faranno uno studio di impatto ambientale e lo presenteranno, insieme al progetto alla Regione. Nel frattempo, sia lo studio che il progetto saranno pubblicati e chiunque potrà fare le sue osservazioni. Poi andrà in Consiglio Comunale per l’approvazione finale".


IL MESSAGGERO

Sabato 20 Febbraio 1999

L’insediamento mostro/Il terreno edificabile, secondo il progetto, dovrebbe prevedere 1.111 abitanti per ettaro

Tor Marancia, posti in piedi

Si vuol costruire per 15.000 persone, ma l’area ne può accogliere solo un terzo

di ALFONSO TESTA

La lottizzazione di Tor Marancia non ha la possibilità "fisica" di essere attuata così come è stata concepita: 15 mila abitanti (teorici) da insediare in 200 palazzi da 4 a 8 piani e 19 torri da 9 piani, per complessivi 1 milione 620 mila metri cubi. Nei terreni sui quali dovrebbero sorgere gli edifici possono "entrarci", conti alla mano, più o meno 5 mila abitanti, un terzo dell’insediamento programmato. Questo peso residenziale così fortemente ridotto è tuttavia ancora virtuale. Dovrà più ragionevolmente attestarsi sui 4.000 abitanti, in quanto bisogna tener conto del fatto che nello stesso spazio dovranno trovare posto, secondo il programma dei costruttori, negozi per 81 mila metri cubi e fabbricati ad uso terziario per ben 245.586 metri cubi.

Stiamo annunciando la poderosa sforbiciata che il consiglio comunale dovrà per forza dare al programma edilizio di Tor Marancia, a meno di non rinnegare le sue stesse deliberazioni. Una sforbiciata salutare che, naturalmente, sarà necessaria solo nell’ipotesi che la giunta non si decida a deliberare un atto più radicale con la revoca della lottizzazione. Oppure ancora ritiene, la giunta, politicamente decente e sostenibile, nonostante l’opposizione annunciata di una parte significativa della sua maggioranza (Rifondazione e Verdi), l’appoggio fin qui dato ad un’operazione da anni Sessanta, gli anni foschi dell’urbanistica romana?

I conti sono semplici. Secondo quanto dichiara lo stesso Consorzio di Tor Marancia (ne fanno parte i costruttori Parnasi, Mezzaroma, Ceribelli, Marronaro, Casini) i 219 ettari del comprensorio sono così suddivisi quanto alle specifiche destinazioni urbanistiche delle sue varie parti (le cifre che seguono sono arrotondate): verde pubblico 113 ettari (105 annessi al parco dell’Appia Antica, 8 ritagliati nel perimetro edificabile), servizi scolastici 9 ettari, servizi vari 5 ettari, parcheggi 12 ettari, strade 23 ettari, superfici private 58 ettari.

Questi ultimi 58 ettari sono quelli sui quali dovrebbero essere seminati palazzi e torri. Su tutti e 58? Lo domandiamo ad un esperto, l’ingegner Paolo Berdini, consulente urbanistico dell’assessore regionale Salvatore Bonadonna. "No, il terreno effettivamente edificabile su una superficie complessivamente destinata all’edificazione, tenuto conto dei distacchi previsti dal codice civile (minimo 10 metri, ndr) e degli spazi liberi di pertinenza dei singoli edifici, è pari, mediamente, al 30 per cento dell’intera superficie". Quindi, nel caso di Tor Marancia, sono 18 gli ettari "copribili", quelli sui quali si può costruire.

Con quale risultato? Dividendo il numero degli abitanti ufficialmente previsti (15 mila) per il numero degli ettari (18) sui quali dovrebbero sorgere gli appartamenti, risulta che su quei 18 ettari nascerebbe un vero e proprio "insaccato" residenziale. Un’ammucchiata paurosa di 833 abitanti per ettaro. Due volte e mezzo la densità abitativa dei vituperati aborti edilizi del Tuscolano e di viale Marconi.

Questo in via teorica, cioè secondo le intenzioni "ufficiali" dei costruttori che, "ufficialmente" appunto, loro come il Comune, dicono di voler insediare 15 mila abitanti. Ma poiché la cubatura residenziale loro concessa è pari a 1 milione 620 mila metri cubi e poiché tutti costruiscono, nessuno escluso, almeno a Roma, calcolando 80 metri cubi per ogni stanza/abitante, ne consegue che i 15 mila abitanti teorici saranno 20 mila abitanti di fatto. E che la densità passa da 833 a 1.111 abitanti per ettaro.

Una simile densità, di per sé inconcepibile, pazzesca, è inoltre in contrasto clamoroso con le prescrizioni della delibera con la quale, il 22 settembre dello scorso anno, il consiglio comunale approvò l’assetto urbanistico di Tor Marancia, dando così il via alla lottizzazione. Tale delibera, tolti i 105 ettari annessi al parco dell’Appia Antica, ha fissato per i restanti 114 ettari dichiarati edificabili una densità territoriale (la densità riguardante l’intera superficie) pari a 95,76 abitanti per ettaro.

E la densità fondiaria, cioè la densità reale, quella riferita al solo terreno effettivamente coperto dai fabbricati? (i 18 ettari di cui s’è detto). "La densità fondiaria - risponde Berdini - generalmente è il doppio di quella territoriale. Nel caso di Tor Marancia - aggiunge - dovendosi tenere in considerazione la cessione della metà del comprensorio annessa al parco dell’Appia Antica, la densità fondiaria può arrivare al triplo di quella territoriale, quindi a 300 abitanti per ettaro. Che è tanto, sa...".

Trecento sono "tanti", E 1.111? Quelli che effettivamente saranno senza il benefico taglio delle cubature a colpi d’accetta? Un’ipotesi aberrante. La sublimazione dell’anti-urbanistica. In una simile ottica, i casi diventano due. O resta la previsione iniziale dei 15 mila abitanti ipotetici, 20 mila reali, e Tor Marancia passerà alla storia come una lottizzazione postuma delle famigerate amministrazioni dei decenni trascorsi, oppure il Comune impone il rispetto dei suoi atti amministrativi e i costruttori devono rassegnarsi a fare case solo per 5 mila. Rinunciando al plusvalore speculativo dei terreni.

 

IL MESSAGGERO

Mercoledì 3 Marzo 1999

L’insediamento mostro/Alleanza nazionale si è rivolta anche a Strasburgo per fermare l’edificazione di 2 milioni di metri cubi di cemento Tor Marancia, misfatto europeo. L’eurodeputato Angelilli: per la lottizzazione l’Italia rischia una maximulta

di ALFONSO TESTA

"Mi domando con quale coraggio la giunta comunale può ostinarsi a sostenere una lottizzazione, come quella di Tor Marancia, che, oltre ai valori ambientali e culturali di cui farebbe scempio, i geologi giudicano addirittura a rischio per i cittadini. E mi domando con che faccia Rutelli, da sindaco e da ambientalista, o ex ambientalista, questo lo sa lui, si presenterà al parlamento di Strasburgo portando politicamente in dote la lottizzazione e le relative violazioni delle direttive a suo tempo emanate dalla commissione europea".

"Sì, ma non è detto che Rutelli riesca a portarsela dietro, Tor Marancia. Premesso che, comunque vadano le cose, la faccia l’ha persa, devo aggiungere che il sindaco, con Tor Marancia, a Strasburgo non ci arriverà, perché il giocattolo glielo rompiamo prima noi".

Parlano due autorevoli esponenti di Alleanza nazionale: Roberta Angelilli, deputato europeo, e Fabio Rampelli, consigliere regionale. L’onorevole Angelilli ha portato la "torbida questione" di Tor Marancia all’attenzione della commissione europea già da qualche mese. Rampelli si batte tenacemente sul fronte regionale, dopo averlo fatto in consiglio comunale nella precedente legislatura, perché il comprensorio sia interamente sottratto all’edificazione e interamente annesso al parco dell’Appia Antica, dal quale "è diviso solo toponomasticamente".

Onorevole Angelilli, su che cosa, esattamente, ha basato il ricorso alla commissione europea?

"Sul fatto che la lottizzazione di Tor Marancia va avanti in spregio assoluto di ben due direttive europee. Una del 1985, che impone la valutazione dell’impatto ambientale, quella che in sigla si chiama "Via", per verificare la compatibilità tecnico-geologica di una certa edificazione con una certa area, tanto per le opere pubbliche quanto per le opere private, e la direttiva del 1997, che integra quella precedente, prevedendo la valutazione di compatibilità anche con i valori ambientali, storici e archeologici delle aree coinvolte. Non solo, ma la direttiva dell’85 prevede anche, per le amministrazioni, l’obbligo di consultare i cittadini prima di intraprendere iniziative che comportano pesanti compromissioni del territorio. Per Tor Marancia la giunta Rutelli, quella attuale e quella precedente, non ha fatto niente di tutto questo. Niente".

Dopo il suo intervento, la commissione europea ha preso dei provvedimenti?

"Ha aperto una "procedura di infrazione" contro lo Stato italiano. Conclusa l’istruttoria, cioè la raccolta di informazioni sul come e sul perché sia consentita una lottizzazione da 2 milioni di metri che travolge regole elementari di civiltà, c’è il ricorso alla corte di giustizia".

Con quali possibili effetti concreti?

"La comminazione di una multa, che non so quantificare, ma che è dell’ordine di svariati miliardi".

Pagati da chi? Dai costruttori o dalla giunta, che sostiene un’iniziativa al di fuori e contro le leggi europee?

"Non pagano né i costruttori né il sindaco né gli assessori. Paga lo Stato. Paghiamo noi".

Architetto Rampelli, le direttive europee di cui parlava l’onorevole Angelilli, dovevano essere recepite e fatte applicare dalla Regione. Che però non si è mossa. Perché?

"La ragione dell’immobilismo dovrebbe spiegarla chi governa, non chi sta all’opposizione. Comunque, qualche giorno fa l’assessore all’Ambiente, Giovanni Hermanin, mi ha garantito che farà entro sessanta giorni, quindi entro la fine di aprile, l’invocata e sempre negata valutazione d’impatto ambientale. Come si dice, meglio tardi che mai".

E se la valutazione si concludesse con l’ammissione dell’intera volumetria programmata? I 200 palazzi e le 19 torri per 2 milioni di metri cubi con la terrificante densità di 1.111 abitanti per ettaro?

"Questa eventualità non sta né in cielo né in terra. Come minimo, la "Via" darà un taglio drastico alle cubature. Così drastico da rendere, almeno me lo auguro, economicamente insostenibile il programma costruttivo residuo a fronte di urbanizzazioni da eseguire comunque. E poi, se anche dovesse accadere il peggio, c’è sempre la proposta di legge presentata da An che prevede l’annessione al parco dell’Appia Antica di tutto il comprensorio di Tor Marancia. Questa è una garanzia assoluta".

Così, An si è messa sulla scia degli ambientalisti tradizionali. Una notizia. Ci rimarrà? La lottizzazione-mostro di Tor Marancia potrebbe non rimanere un episodio isolato.

"Se è per questo, già non è un fatto limitato, perché non sono meno mostruosi i 3 milioni di metri cubi residenziali e commerciali che la giunta comunale ha autorizzato alla Bufalotta al posto dell’essenziale infrastruttura dell’interporto, il luogo di scambio fra Tir e camion di piccole dimensioni. E poi, precisiamo, noi non ci siamo messi sulla scia di nessuno. Sono gli altri che ci sono venuti dietro. Ora il portavoce dei verdi ha detto al Messaggero che i suoi voteranno contro Tor Marancia, quando il progetto tornerà in consiglio comunale. E ben venga questo no. Ma nelle votazioni passate, o si sono allontanati alla chetichella, al momento del voto, o si sono astenuti. Chi si è messo sulla scia di chi?".

 

IL MESSAGGERO

Venerdì 5 Marzo 1999

Archeotram pagato dagli automobilisti

Il flusso di denaro proveniente dai parcheggi a pagamento sarà la base per sperimentare un nuovo prodotto finanziario, il "parcheggio bond" che consentirà investimenti nel settore della mobilità. Lo ha annunciato l'assessore capitolino al Bilancio, Linda Lanzillotta, intervenendo nel convegno promosso in Campidoglio dalla Sta. In particolare l'assessore ha precisato che, nel bilancio '99, sono già previsti 140 miliardi di lire, derivanti dalla tariffazione della sosta, per finanziare l'Archeotram, il percorso tranviario che collegherà l'Appia Antica e l'Ostiense fino a Tor Marancia. Lanzillotta ha aggiunto che la Sta (Società trasporti automobilistici) dovrebbe affidare alla Sta-parking, la gestione del flusso di cassa derivante dalla tariffazione della sosta per i prossimi cinque anni. Nella nuova società opereranno analisti finanziari in grado di confezionare un titolo del tipo Revenue Bond, da immettere sul mercato con tassi d'interesse competitivi ed il cui ammortamento verrebbe garantito dalla tariffazione delle soste. Il progetto dovrebbe essere realizzato entro l'autunno: le tariffe dovrebbero coprire i costi di gestione e in parte remunerare gli investimenti.

 

IL MESSAGGERO

Mercoledì 10 Marzo 1999

L’insediamento mostro/Se il Comune dovesse dare il via libera, l’arrivo di ventimila abitanti manderebbe il traffico in tilt

"Tor Marancia diventerà come il Gra"

L’esperto di trasporti: "In quella zona sarà il caos, una sorta di paralisi programmata"

Di ALFONSO TESTA

Come andrà il traffico fra la Colombo, via di Grotta Perfetta e l’Ardeatina, se la malaugurata lottizzazione di Tor Marancia dovesse avere il via libera dal Comune e quindi rovesciare nella zona i 20 mila abitanti che ha in programma di insediare? La domanda la poniamo ad un esperto, l’ingegner Giorgio Salerno, docente di tecnica ed economia dei trasporti all’università di Firenze. Il professore, che ha studiato accuratamente l’impatto sulla mobilità urbana dell’insediamento programmato, non ha dubbi. Dice: "Il traffico andrà veramente male. Come peggio non potrebbe. Perché, o si rivede l’intera rete viaria di riferimento, dal raccordo alla Laurentina e alla via del Mare, o quell’insediamento è destinato a nascere in congestione. Si aggiunga la mancanza di un trasporto pubblico adeguato, a cominciare da quello su ferro, che non esiste nemmeno in ipotesi, e si avrà chiara la prospettiva che attende i cittadini di quel quadrante urbano. Una paralisi programmata. Certa fin dall’inizio".

Il traffico è un tema obbligato di analisi quando si prende in considerazione la trasformazione edilizia di un’area d’una certa consistenza. Nel caso di Tor Marancia, la prevista costruzione di 200 palazzi da quattro a otto piani e di 19 torri da nove piani, per complessivi 2 milioni di metri cubi, in pratica la "fondazione" di una città di provincia, è un’entità insediativa di tale portata che avrebbe dovuto indurre il Comune a rovesciare il metodo adottato. Non prima il "sì" alla lottizzazione, e poi gli studi commissionati ai suoi tecnici sulle implicazioni riguardanti il traffico. Ma prima gli studi sul traffico, e poi l’eventuale assenso all’iniziativa edilizia. Senza tuttavia dimenticare che l’irrisolta questione del traffico, benché rilevante, non è certo l’elemento decisivo di condanna di una lottizzazione che, sfregiando un territorio come quello di Tor Marancia, lussureggiante vestibolo del parco dell’Appia Antica, è per ciò stesso una mostruosità urbanistica. Un’iniziativa inconcepibile.

Rilevando l’imperdonabile errore di metodo del Comune, il professor Salerno ha compiuto il suo studio partendo da quello svolto dai tecnici comunali con il titolo "Analisi di traffico - Area di Tor Marancia". "Era doveroso che tenessi conto della ricerca effettuata dal Comune qualche tempo fa - specifica il professor Salerno - ma non ho potuto evitare di contestarne la stessa impostazione complessiva, che mi è subito apparsa contraddittoria ed equivoca, tanto nelle sue premesse quanto nei fini che si proponeva".

In che cosa consiste la differenza di valutazione dell’impatto sul traffico della lottizzazione programmata? Impatto che per i tecnici del Comune è pressoché privo di risvolti negativi mentre per il cattedratico procura "un danno considerevole alla vivibilità dell’area interessata"? Premesso che l’analisi dei ricercatori è di non facile divulgazione a causa delle formule matematiche e dei termini tecnici assai complessi usati nelle relazioni, diciamo in poche parole che gli esperti comunali hanno fatto ricorso ai coefficienti medi di scala urbana per calcolare i flussi di traffico che deriverebbero dal nuovo insediamento, mentre il professor Salerno giudica più corretto, in quanto più realistico, usare tali coefficienti ritoccati al rialzo.

Ritoccati di quanto, professore? "Prudenzialmente di poco, pochissimo direi, il 10 per cento". Che differenza può fare un aumento così limitato? "Tantissima, perché nella zona fra l’Ardeatina e la Colombo si registra già oggi una condizione prossima alla saturazione, o in sovrassaturazione, per cui una piccola variazione del carico produce una fortissima variazione sulle prestazioni della rete viaria". Ma perché un ritocco dei coefficienti? "Perché l’insediamento programmato a Tor Marancia non è, come del resto dichiarano apertamente le stesse imprese interessate, di quelli che si realizzano nei piani di zona dell’edilizia economica e popolare. E’ un insediamento destinato ad acquirenti di estrazione socio-economica medio alta. Quindi è ragionevole supporre che si tratti di acquirenti decisamente più propensi della media complessiva della città ad usare la propria macchina invece che i mezzi pubblici".

Tradotte in cifre, le previsioni dei tecnici comunali - relative ad un insediamento valutato in 18 mila abitanti - calcolano in 3.581 auto/ora il sovraccarico aggiuntivo di macchine nelle ore di punta (7-9 e 17-19) fra l’Ardeatina e la Colombo. Con i cofficienti di calcolo "prudenzialmente" aumentati dal professor Salerno solo del 10 per cento, ma riferiti non ai 18.000 mila abitanti ipotizzati dai tecnici comunali bensì ai 20 mila che i costruttori vogliono effettivamente insediare a Tor Marancia, il valore di sovraccarico veicolare nelle ore di punta diventa pazzesco: 5.410 veicoli l’ora, quasi uguale al picco quotidiano del raccordo, che registra 6.000 veicoli l’ora. La follia tocca livelli stratosferici se poi si considera che i calcoli del professor Salerno riguardano solo le residenze e non anche gli uffici e i negozi, che saranno tanti, troppi, e che notoriamente generano più traffico dei cittadini comuni.

Quanto al valore di 5.410 veicoli l’ora, esso è il risultato di queste operazioni aritmetiche: gli spostamenti per abitante (coefficiente 0,50 invece dello 0,45 scelto dai tecnici comunali) moltiplicati per la scelta del mezzo (coefficiente 0,66 invece di 0,60) divisi per il grado di occupazione delle vetture (1,220 passeggeri/veicolo invece di 1,357) moltiplicati per gli abitanti previsti (20.000).

Dunque, 5.400 macchine l’ora in più, grazie ai 200 palazzi e alle 19 torri di Tor Marancia, in quello che la sezione dei Democratici di sinistra di Grotta Perfetta ha definito in un volantino "il triangolo maledetto", Cristoforo Colombo-Grotta Perfetta-Ardeatina. Abbiamo sbagliato. La lottizzazione di Tor Marancia non è un mostro. E’ una calamità naturale.

 


La Repubblica

Mercoledì 10 Marzo 1999

"E anche l’Appia Antica sarà isola verde tutti i giorni. Pedonalizzazione prevista nel Piano Traffico": assicura l’Assessore De Petris

di Cecilia Gentile

"E adesso chiudiamo l’Appia Antica per tutti i giorni della settimana. L’isola pedonale non dovrà più essere un evento della domenica". L’Assessore all’Ambiente Loredana De Petris ha un obiettivo preciso, inserire la pedonalizzazione della regina viarum nel Piano generale del traffico, che andrà in discussione tra pochi giorni in Consiglio Comunale.

Assessore cosa c’è di sicuro?

"Di sicuro c’è che la pedonalizzazione dell’Appia Antica sarà un punto fermo del Pgtu. Anzi per essere precisi bisognerebbe parlare di zona a traffico limitato, perché la strada resterà accessibile, come lo è ora la domenica, ai residenti".

Quale tratto di strada verrà chiuso alle auto?

"Quella che è attualmente isola pedonale la domenica, 12 chilometri da Porta San Sebastiano al Grande Raccordo Anulare".

Quando succederà?

"Il nodo è trovare una soluzione al traffico di attraversamento che si riversa ogni giorno sull’Appia dalla zona est di Roma. La Sta, la società per la mobilità del Comune, sta ultimando il progetto preliminare".

Di che si tratta?

"Di un tunnel profondo70-80 metri, sotto lo strato archeologico dell’Appia Antica, lungo sei chilometri. È il pezzo mancante della minitangenziale est, in altre parole il prolungamento di via Palmiro Togliatti che, passando sotto il parco, congiungerebbe la lunga arteria con la Laurentina, il Tintoretto, l’Eur e il viadotto della Magliana, cioè la zona sud ovest della città. Stiamo valutando l’ipotesi di far pagare un pedaggio".

A che punto è la discussione sulla pedonalizzazione dell’Appia in Campidoglio?

"Stiamo iniziando a parlarne nelle riunioni di maggioranza, abbiamo coinvolto anche l’Ente Parco dell’Appia Antica, perché questo è un provvedimento radicale, che rivoluzionerà il futuro dei 30 ettari di territorio protetto. Con la pedonalizzazione il parco, a lungo esistito solo sulla carta, potrà finalmente decollare. C’è però un problema di ordine politico".

Quale?

"La questione ancora aperta della lottizzazione di Tor Marancia, la zona che confina con il parco archeologico. C’è il rischio che chi vuole costruire in quel comprensorio prenda il tunnel come alibi per giustificare le nuove edificazioni. E questo non deve succedere. Se avessimo già chiuso la vicenda di Tor Marancia saremmo più liberi di prendere decisioni. Le due questioni devono rimanere separate: il tunnel è per far vivere finalmente il Parco dell’Appia".

Appia Antica e via dei Fori Imperiali, un abbinamento suggestivo.

"Qualcosa di più: un obiettivo da realizzare. Nel momento in cui si classifica la via Appia come pedonale, anche tutta l’area archeologica della Roma antica deve esserlo, per realizzare finalmente quel grande parco che si sogna da decenni, dal Campidoglio alle ville romane dell’Appia".


IL MESSAGGERO

Sabato 20 Marzo 1999

L’insediamento mostro/Per il terziario, 74mila metri quadri: oltre a case per 20mila abitanti, spazi per 6.000 impiegati

Tor Marancia, incubo da travet

Una valanga di cemento per costruire uffici: l’equivalente di sei ministeri

di ALFONSO TESTA

L’esame dettagliato della lottizzazione di Tor Marancia non finisce mai di stupire. Lì, fra l’Ardeatina, via di Grotta Perfetta e viale del Caravaggio, una vasta area verde che si configura morfologicamente e culturalmente come la naturale porta d’ingresso del parco dell’Appia Antica, oltre all’edificazione di 200 palazzi e 19 torri per 20.000 abitanti, il programma edilizio prevede la costruzione di edifici da destinare ad attività terziarie e commerciali per una cubatura addirittura superiore a quella di analoga destinazione che il Comune riserva, nel perimetro di Pietralata, al Sistema direzionale orientale (lo Sdo). Lì, a Tor Marancia, dovrebbero sorgere uffici e negozi per 326.580 metri cubi, a Pietralata per 230 mila (uffici statali e comunali a parte, che sono un altro discorso). Un terzo di cubature in più. E Tor Marancia non ha, nè mai potrà avere, la salvifica infrastruttura di trasporto (ferrovie dello Stato e metropolitana) che invece sorreggerà l’impalcato urbanistico dello Sdo. A dominare questo inquietante scenario di disfunzioni pianificate, resta un dato di fondo, quello che comunque condanna la lottizzazione: Tor Marancia è ad un passo da uno dei luoghi capitali del mondo, quell’Appia Antica che verrebbe trasformata nell’irriguardosa quinta scenografica di un’ammucchiata di edifici e che l’ipocrisia del Comune dice di voler salvaguardare con l’offa dell’isola pedonale.

Vediamo ora che cosa significano nel concreto le quantità di edilizia terziaria che dovrebbero "allagare" Tor Marancia. Separata, perchè implicano valutazioni diverse, la volumetria destinata ai negozi (80.994 metri cubi) da quella non residenziale complessiva (i 326.580 metri cubi di cui s’è detto), a Tor Marancia risultano riservati agli uffici 245.586 metri cubi, che corrispondono, divisi per i 3,3 metri dell’altezza convenzionale dei vani non residenziali, a 74.420 metri quadrati.

Che cosa significano, in versione "umana", questi 74.000 metri quadrati? Quando si costruisce un palazzo per uffici, il numero degli impiegati che devono lavorarvi si calcola in base a standard che vanno dai 12 ai 16 metri quadrati per addetto, secondo la modulazione degli spazi interni (singole stanze per singoli impiegati o grandi sale, "open space", con più scrivanie). In base a tali standard, nei previsti uffici di Tor Marancia dovrebbero trovar posto dai 4.650 ai 6.200 impiegati.

Se queste due astratte entità numeriche le caliamo, per intenderci meglio, nella concreta realtà legata all’impiegato romano per definizione, quello ministeriale, si ha che, in base al parametro funzionale che verrà preferito (quello dei 16 o dei 12 metri quadrati pro capite) nei programmati uffici di Tor Marancia "entrerebbero" dai tre ai cinque ministeri.

In particolare, nel caso sia scelta la misura dei 16 metri quadrati per addetto, a Tor Marancia potrebbero trasferirsi il ministero dell’Industria (1.638 impiegati), il ministero dei Lavori pubblici (1.597), il ministero della Sanità (1.561). Nell’eventualità di un orientamento costruttivo che opti per i 12 metri quadrati/addetto, e continuando ad utilizzare i dati pubblicati nello studio svolto, per l’Ufficio nazionale Roma Capitale, dal "Comitato interdipartimentale per la localizzazione della pubblica amministrazione", ai tre ministeri precedenti si potrebbero aggiungere quelli dell’Ambiente (845 dipendenti), del Bilancio (720) e del Commercio estero (569).

Insomma, con la poderosa schiera dei potenziali fruitori dei suoi uffici, siano tre, quattro o cinque i ministeri equivalenti in termini di addetti, Tor Marancia è di fatto destinata a fare un’aggressiva concorrenza allo Sdo. Una concorrenza sleale e vincente, perchè chiunque, si tratti di soggetto pubblico o di manager privato, farà sicuramente di tutto per avere un ufficio con vista sul parco dell’Appia Antica piuttosto che sull’anonimo paesaggio urbano di Pietralata. Così il Comune si sarà data, come si dice, la zappa sui piedi.

Ma prima il colpo lo avrà assestato ai cittadini presenti e futuri della zona. Vogliamo supporre che, come minimo, uno su quattro dei previsti nuovi impiegati userà la macchina propria per recarsi in ufficio? Quindi (e senza contare il traffico, al momento non quantificabile, indotto dall’attività degli uffici) saranno almeno 1.000-1500 le auto che quotidianamente si aggiungeranno, nelle ore di punta, alle 5.400 che, secondo i calcoli di un esperto, il professor Giorgio Salerno (ne abbiamo parlato ampiamente il 10 marzo scorso), alimenteranno l’inferno sulle strade fra l’Ardeatina, via di Grotta Perfetta e la Cristoforo Colombo. Tutto ciò considerato, e mai dimenticando la preminenza dei valori culturali di cui la lottizzazione farebbe strame, sarebbe un’eresia affermare che quegli esponenti politici che appoggiano, o ancora non respingono apertamente, la lottizzazione di Tor Marancia, hanno proprio perso la testa?

IL MESSAGGERO

Martedì 30 Marzo 1999

L’insediamento mostro/Il consigliere capitolino Marco Marsilio accusa la maggioranza che ha deciso di non decidere

Tor Marancia, silenzio elettorale

An denuncia "incertezze e ambiguità" sulla maxi-lottizzazione

Su Tor Marancia è calato "il silenzio elettorale". Nel senso che i consiglieri comunali della maggioranza "non possono dire "sì" alla lottizzazione, per evitare una rottura politica irreparabile prima delle elezioni europee, e non possono dire "no" per non alienarsi le simpatie, anche elettorali, di alcuni ambienti legati alla grande impresa edile e al sistema creditizio".

Lo afferma un consigliere capitolino di An, Marco Marsilio, in una nota diffusa dopo il recente accordo raggiunto dai partiti che sostengono la giunta Rutelli nel corso della verifica politica sui temi di maggior rilievo per la città, urbanistica in prima fila.

Costatando che sulla famigerata lottizzazione è mancato un pronunciamento chiaro dei partiti della maggioranza, il consigliere Marsilio dice che su di essa "regnano sovrane le incertezze e le ambiguità che contraddistinguono le operazioni affaristiche".

Quanto alle perverse prospettive che la lottizzazione prefigura con l’insediamento di 20.000 nuovi abitanti in una zona già fortemente congestionata, Marco Marsilio ricorda, nella sua nota, le dichiarazioni rese al Messaggero da un esperto, il professor Giorgio Salerno, docente di Tecnica ed economia dei trasporti all’università di Firenze. Cioè che il nuovo insediamento determinerà, nelle ore di punta, un traffico aggiuntivo di 5.400 macchine l’ora e quindi una paralisi certa in tutta la zona compresa fra l’Ardeatina, via di Grotta Perfetta e la Cristoforo Colombo.

"Se mai ce ne fosse stato bisogno - sottolinea a questo proposito Marsilio - le dichiarazioni dell’illustre cattedratico mettono in luce un altro aspetto delle disastrose conseguenze che la nuova lottizzazione comporterebbe".

Intanto, rimane in lista d’attesa la mozione presentata un mese fa con la firma di tutti i consiglieri del gruppo di An.

Il documento, rilevato che l’area di Tor Marancia "riveste una particolare importanza sia dal punto di vista storico-archeologico che da quello paesaggistico" e ricordata la normativa Cee sulla obbligatorietà della valutazione di impatto ambientale prima di rendere possibile un’iniziativa edilizia delle proporzioni di quella che dovrebbe investire il comprensorio contestato, "impegna il sindaco e gli assessori competenti, alla luce del recente vincolo apposto dal ministero dei Beni culturali (...) a garantire l’integrale tutela di un patrimonio di inestimabile valore".

Inoltre, chiede alla giunta di sostenere le proposte di legge presentate alla Regione per "l’ampliamento del parco dell’Appia Antica a tutta l’area minacciata dall’edificazione".

La mozione, che costringerebbe ogni consigliere a pronunciarsi finalmente senza ambiguità con un "sì" o un "no" secco, resterà solo una lodevole dichiarazione di intenti se il consiglio comunale non sarà chiamato a discuterlo e votarlo. Ma chiamato quando, se la stessa An se ne sta tranquillamente alla finestra, dando l’impressione di credere poco alle sue iniziative politiche?

A. T.

IL MESSAGGERO

Sabato 24 Aprile 1999

Approvata una mozione di An e Prc

La Provincia: "No alla lottizzazione di Tor Marancia"

Il Consiglio Provinciale di Roma, durante la seduta svoltasi ieri, ha approvato a larghissima maggioranza (un solo voto di astensione) una mozione presentata da Alleanza nazionale e Rifondazione comunista, e sottoscritta da tutti i partiti della maggioranza governativa, che impegna il presidente della Provincia e gli assessori competenti a mettere in atto ogni iniziativa per "scongiurare - si legge in un comunicato - la sciagurata edificazione di quasi due milioni di metri cubi di cemento ai margini del parco dell’Appia Antica", ovvero la lottizzazione di Tor Marancia.

"Nella mozione - ha dichiarato Giorgia Meloni, consigliere provinciale di An e prima firmataria della mozione stessa - chiediamo che la provincia faccia richiesta formale al Comune per l’apposizione sull’area del vincolo di tutela paesaggistico-archeologico, e alla Regione affinchè il parco dell’Appia Antica venga ampliato a tutta l’area minacciata dall’edificazione. Chiediamo inoltre che la Regione Lazio proceda alla valutazione di impatto ambientale relativamente a tale lottizzazione".

Secondo Giorgia Meloni la mozione rappresenta un’ulteriore tappa nella "dura battaglia intrapresa da anni contro lo scempio voluto dal sindaco Rutelli, battaglia che ha visto An in prima fila sin dall’inizio, e che comincia ora, a dare i primi frutti. Con l’apposizione del vincolo di tutela da parte del Ministero dei beni Culturali, la verifica di impatto ambientale e l’impegno della Provincia di Roma, si allontana la minaccia di edificazione".

 

IL MESSAGGERO

Giovedì 3 Giugno 1999

Delibera popolare

Tor Marancia, 6.500 firme per respingere il cemento

Dopo una serie infinita di cavilli, di reticenze e di ambigue dichiarazioni di principio, una semplice paginetta di poche righe dattiloscritte potrà mettere fine con chiarezza, nel bene o nel male, ad una delle più disgraziate vicende urbanistiche della città: l’edificazione di Tor Marancia, la vasta area verde a ridosso dell’Appia Antica delimitata dall’Ardeatina, via di Grottaperfetta, piazzale del Caravaggio e via Sartorio.

La "paginetta" è il testo di una delibera d’iniziativa popolare consegnata pochi giorni fa al segretariato generale del Comune dove c’è scritto che "Il consiglio comunale (...) delibera di variare da zona "E" a zona "N" le aree relative al toponimo Tor Marancia-Appia Antica (...)". Cioè, di cambiare la destinazione d’uso del comprensorio da area edificabile (zona "E") a parco pubblico (zona "N"), con la conseguenza automatica di impedire a chicchessia di mettere anche un solo mattone su un solo metro quadrato.

La delibera di iniziativa popolare è uno strumento di democrazia diretta previsto dallo statuto del Comune. Chi intende farvi ricorso, deve raccogliere un minimo di 5.000 firme per il testo che intende proporre all’amministrazione. Nel nostro caso, i promotori dell’iniziativa - un "Comitato per il no all’edificazione di Tor Marancia" costituito da Rifondazione comunista - di firme, in poco più di un mese, ne hanno raccolto 6.500. Depositata in Comune con il corredo delle adesioni ricevute, la "delibera popolare" deve essere portata al voto del consiglio comunale entro sessanta giorni dalla sua consegna.

Ieri il testo della delibera è stato illustrato in una conferenza stampa da Patrizia Sentinelli, capogruppo di Rifondazione in consiglio comunale; Luigi Nieri, presidente della commissione Ambiente; Paolo Menichetti, coordinatore dell’iniziativa; Rosario Mòcciaro, presidente della circoscrizione nel cui ambito rientra Tor Marancia, l’XI.

La "delibera popolare", se passerà in assemblea quando verrà votata, è certamente lo strumento ideale per tagliare, come si dice, la testa al toro: i 219 ettari di Tor Marancia diventano tutti parco pubblico e la partita si chiude. Se non passerà, l’enorme massa di edifici e persone (2 milioni di metri cubi, 20.000 abitanti) prevista dai proprietari dei terreni resta comunque a rischio, perché c’è sempre la valutazione d’impatto ambientale che dovrà essere effettuata dalla Regione prima del rilascio delle concessioni edilizie.

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