RASSEGNA STAMPA SU TOR MARANCIA
IL CORRIERE DELLA SERA | Martedì 20 Novembre 2001 |
Di GIUSEPPE
PULLARA
Il «fronte dell’edilizia» si sposta a Tor Pagnotta
Laurentina, 300 ettari edificabili all’altezza del Gra. Ma c’è chi teme un nuovo caso Tor Marancia
Tor
Pagnotta, che toponimo volgare e vagamente allusivo, chiamato piuttosto ad
evocare un pic nic alla romana che non un progetto di sviluppo urbanistico.
Parlando di Tor Pagnotta si tira in campo l’ultima grande area di espansione
edilizia rimasta in città. Non è certo l’unica, ma forse è la più vasta
(300 ettari) e quella con una previsione di insediamenti extra-large, che
superano i tre milioni di metri cubi. Mentre il Comune prepara il nuovo Piano
regolatore-bis torna, ineluttabile, il tema delle Torri che fungono da asse su
cui ruota una parte importante dell’«edilizia possibile» di Roma, basata su
decine di lottizzazioni convenzionate. Tor Marancia, Tor Pagnotta, Torre
Spaccata, Tor Vergata. Negli scacchi le torri sono decisive: in questo caso
potrebbero esserlo anche nella tenuta dei rapporti tra politica ed economia
visti gli interessi coinvolti. Se il sindaco Rutelli ha dovuto affrontare il
problema degli insediamenti di Tor Marancia (4 milioni di mc ridotti a 1,9 su
cento ettari dei 200 del comprensorio), Veltroni ha di fronte -oltre al resto-
quello di Tor Pagnotta. Si tratta di temi molto simili: enormi superfici verdi
con destinazione edificabile. Tor Marancia è più centrale (via di
Grottaperfetta, dietro la Fiera di Roma), mentre Tor Pagnotta si estende appena
oltre il Gra sulla Laurentina, dominata dalla grande torre (ci risiamo) della
Telecom.
L’area di Tor Marancia, di proprietà di un consorzio di oltre due dozzine di
proprietari legati all’associazione dei costruttori Acer (un esempio:
Parnasi), è ancora lì, in attesa di una decisione del Comune. L’ultima ha
indicato il «via» all’edificazione di quasi due milioni di metri cubi. Ma il
centrosinistra si è spaccato, con Verdi e Rifondazione schierati sull’«opzione
zero», niente cemento, mentre movimenti ambientalisti e perfino AN sono sulle
stesse posizioni. Viste le difficoltà di dare il via al nuovo insediamento, in
Campidoglio se ne tornerà presto a parlare puntando su una riduzione del
progetto Gregotti da 1,9 milioni di metri cubi a 400 mila. Superando il Raccordo
anulare, ecco dunque i languidi declivi di Tor Pagnotta tagliati dalla
Laurentina. A destra la terra di Edoardo Caltagirone, a sinistra le «fette» di
Francesco Gaetano Caltagirone (cementifici, edilizia, editoria cominciando da Il
Messaggero) e dei principi Torlonia, entrambi però capifila di cordate, seppure
di prima qualità. Il Piano del ’62 parla di una montagna di metri cubi. I
dati sono incerti. Il totale sfiorerebbe i 3,5 milioni con una suddivisione di
questo genere: a Edoardo 1,3 e il resto tra un milione di metri cubi edificabili
a Francesco Gaetano Caltagirone, circa due milioni ai principi e quanto resta a
Edoardo, penalizzato dalla presenza del Fosso di Vellerano da proteggere.
Questo svantaggio tuttavia potrà essere recuperato grazie a un recente
provvedimento della Regione. Accanto agli insediamenti «economici e popolari»
della 167, in avviata costruzione su un bordo del comprensorio (nelle prime
palazzine già vivono duemila persone), dovrebbero insediarsi, al posto degli
ovini che ancora vanno pascolando sull’immenso pratone tra casali abbandonati
e rovine tardo-romane, quasi ventimila abitanti. Il problema è che mentre il
Comune sta studiando il «che fare» in vista del nuovo PRG, su Tor Pagnotta si
addensano nuvoloni temporaleschi. Gli ambientalisti si preparano a ripetere
l’offensiva che fu lanciata su Tor Marancia. Il XII Municipio, a guida
centrodestra, rivendica le proprie competenze: e tutti i partiti chiedono fin
d’ora una «drastica riduzione» delle cubature. In Campidoglio se il
centrosinistra trema di fronte al ricordo di quanto è avvenuto (e potrà ancora
verificarsi) per Tor Marancia, il Polo non ride, date le spaccature già viste
sullo stesso tema tra la linea di An e le posizioni di FI e del Ccd. Qualcuno
prevede una tempesta sul Campidoglio, altri pensano invece ad una forte
turbolenza tra il mondo della politica e quello dell’edilizia, che è già sul
piede di guerra per ottenere una generale revisione degli accordi raggiunti con
Rutelli. Quanto a Caltagirone, risulta deciso a far valere i suoi diritti e
pronto a battersi contro chi non glieli facesse riconoscere ritoccando, ad
esempio, le destinazioni del PRG. A suo favore (come per i Torlonia) sta il
fatto che se Tor Pagnotta fosse destinata ad area verde il Campidoglio dovrebbe
versare ai proprietari un risarcimento di una montagna di miliardi, che
verrebbero sottratti ai bilanci «sociali» a cui punta la giunta Veltroni. Ma
se la politica è l’arte del possibile, la politica troverà il modo di
accontentare tutti: in questo caso, poi, sarebbe particolarmente disdicevole
litigare per un «pezzo di pane», seppure tanto grande. Del resto, un accordo
è in vista per Tor Marancia, per la quale sono già state individuate «compensazioni»
alla Madonnetta di Acilia e a Massimina sull’Aurelia, presso il Raccordo
anulare.