Foto 1 - Il Tevere da Ponte Marconi.
Foto 2 - Un nido di pendolino sul ramo di un pioppo.
Foto 3 - Una nutria fotografata nelle acque del fiume.
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Il Tevere nasce dal monte Fumaiolo, in Romagna, a 1268 metri di altitudine. Dopo un percorso di 403 km attraverso Toscana, Umbria e Lazio, sfocia nel Mar Tirreno tra Fiumicino ed Ostia.
Nel tratto che attraversa la città di Roma il fiume rappresenta una delle principali vie di ingresso, cioè un vero e proprio corridoio ecologico di specie vegetali e animali. Su circa 1300 specie vegetali presenti a Roma, circa il 45% è associato all’habitat acquatico e ripariale del fiume.
Nonostante molti ritengano che il Tevere a Roma sia ridotto a una “fogna a cielo aperto”, in realtà nel tratto urbano la sua condizione non è del tutto compromessa ed è sicuramente migliore rispetto a quella di molti fiumi europei, come il Reno ad esempio, in cui nessun pesce si sognerebbe di vivere.
Ciò vale in modo particolare per il tratto nord, a monte della confluenza con l’Aniene. Infatti è proprio lungo l’Aniene che si riscontrano le maggiori carenze di depuratori e scarichi industriali illeciti che poi si riversano sul Tevere inquinandone le acque. Per questo da anni il WWF, insieme ad altri, chiede interventi strutturali in via prioritaria lungo le sponde dell’Aniene.
I pesci sono ancora abbondanti nel Tevere: carpe, rovelle, anguille ma anche specie marine, come il cefalo, che risalgono il fiume per scopi alimentari.Tale abbondanza è paradossalmente testimoniata dalle periodiche morìe estive della fauna ittica conseguenti ad improvvisi e potenti acquazzoni che, dopo lunghi periodi di siccità movimentano in massa rifiuti e liquami accumulati per mesi e non smaltibili dai depuratori (ultimi casi nel luglio del 2002 e del 2004).
Gli alvei dei fiumi costituiscono dei corridoi naturali, vie preferenziali di passaggio che facilitano l’orientamento e costituiscono un punto di riferimento seguito dagli uccelli nel corso dei loro spostamenti migratori dall’interno verso la costa del nostro Paese. Durante i mesi invernali anche il Tevere si popola di uccelli migratori come i cormorani, le garzette e gli aironi cenerini.
Trascorrono il giorno lungo il fiume, fonte di risorse alimentari e di notte, talvolta, si spostano nelle aree verdi dell’area romana, come gli aironi cenerini segnalati e fotografati all’interno della Tenuta di Tor Marancia, nel Parco dell’Appia Antica.
Altre specie di uccelli trovano habitat idonei per la riproduzione nel Tevere, anche lungo il tratto
urbano. Su 75 specie nidificanti
entro l’area delimitata dal Grande Raccordo Anulare (Cignini &
Zapparoli) circa il 20% risultano nidificanti lungo il fiume. Tra
queste il pendolino, il martin pescatore (tra Ponte Milvio e l’isola
tiberina) e la gallinella d’acqua, osservabile lungo tutto il tratto
urbano del fiume dove resiste qualche traccia dell’antica vegetazione
(salici, canneto) dove poter costruire il nido, come nel tratto tra
ponte Marconi e la Magliana. Qui è stata segnalata anche la presenza
della ballerina gialla. I germani reali, i più grandi e comuni
tra le anatre selvatiche e capostipiti di tutte le anatre allevate,
sono stati segnalati nidificare nel tratto di Ponte Risorgimento.
In particolare, come si può vedere dalla foto 2, appesa tra i rami di un pioppo spicca una strana costruzione a forma di fiaschetto di un grigio biancastro. All’interno un uccellino più piccolo di un passero dal piumaggio bruno e grigio, contraddistinto da una “mascherina” nera: il pendolino. Questo passeriforme è famoso proprio per la perfezione del suo nido ed è presente lungo il tratto urbano del Tevere laddove le rive presentano ancora in parte la vegetazione riparia. Il nido viene costruito utilizzando la peluria che i semi del pioppo nero diffondono nell’aria a primavera; è appesa ad un ramo sottile che sporge sulle acque del fiume per sfuggire alla predazione di ratti, bisce e cornacchie.
Caso a parte è quello del gabbiano reale che ormai a Roma nidifica non
solo lungo il fiume ma anche sui tetti del Centro Storico (Palazzo
Braschi, Palazzo Mattei, Chiesa del Gesù) e sempre di più anche in
periferia. Per il procacciamento del cibo utilizzano il
fiume ed i tetti della città dove predano i giovani di piccione
(contribuendo a mantenerne basso il numero).
Lungo il tratto urbano del Tevere sono presenti anche diverse specie di
anfibi e rettili, quali il rospo comune, le rana verde e la biscia dal
collare, la più comune tra le biscie d’acqua. La raganella ed il rospo
smeraldino sono, invece, segnalati solo nel tratto a nord del Centro
Storico.
Fanno ormai parte dell’ecosistema fluviale anche specie alloctone, come la testuggine americana,
specie esotica illegalmente importata. Risulta particolarmente dannosa
soprattutto da giovane quando è carnivora e fa strage di girini,
crostacei e persino piccoli di germano reale. Entra in competizione con
la testuggine palustre nostrana.
Altro esempio è rappresentato dalla nutria, un roditore originario del Sud America, allevato nei primi anni 50 del XX secolo come animale da pelliccia. Sfuggito alla cattività a seguito di alluvioni, si è oggi insediato in tutta Italia causando danni non lievi all’agricoltura. A Roma è possibile vederli nuotare velocemente, come testimoniato dalla foto 3, mentre attraversano il Tevere alla ricerca di cibo lungo i tratti di sponda liberi da rifiuti ed in cui è ancora presente vegetazione (le nutrie sono erbivore).
In conclusione, nonostante l’insufficienza dei depuratori e l’invadenza dei
muraglioni e delle banchine che hanno quasi del tutto eliminato la
vegetazione riparia di un tempo, il Tevere nel tratto urbano continua a
costituire un luogo ricco di biodiversità.
Sarebbe auspicabile che tanta ricchezza potesse essere più
facilmente godibile grazie ad una maggiore accessibilità ed alla
rimozione delle numerose baraccopoli (vedi foto 4) con sistemazioni più dignitose per barboni ed immigrati senza
fissa dimora che a migliaia risiedono lungo le rive del fiume.
Foto 4 - Insediamenti abusivi sulle rive del Tevere, presso Ponte Marconi
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