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LE LUCCIOLE NELLA CAMPAGNA ROMANA E A TOR MARANCIA

Illustrazione tratta da .....

1. Caratteristiche generali

Le lucciole appartengono all'ordine dei Coleotteri e alla famiglia dei Lampiridi. Vivono nei tropici e in tutta l'Europa centrale e meridionale; sono invece molto rare in Europa settentrionale. In Italia la specie di lucciole più diffusa (nel mondo ne esistono centinaia) è la Luciola italica, che è lunga circa 6-9 mm.

Il maschio e femmina sono molto diversi tra loro (accentuato dimorfismo sessuale): solo il primo ha vere e proprie ali ed è in grado di volare; infatti possiede ali membranose coperte da ali più coriacee (dette elitre). Sulla parte ventrale dell'ultimo segmento si trovano gli organi luminescenti. La femmina, invece, non vola e rimane per tutta la sua vita allo stadio larvale. Le sue ali sono ridotte a minuscole squame, che non permettono di sollevarsi in volo e che lasciano intravedere i segmenti del corpo che in entrambi i sessi è di colore grigio bruno.

Gli stadi larvali delle lucciole hanno un corpo appiattito e possiedono posteriormente una sorta di piede che gli consente di aderire al guscio delle lumache e delle chiocciole, loro prede preferite. Proprio per questo motivo le larve di solito escono dal loro nascondiglio di notte o dopo la pioggia (un chiaro esempio di specializzazione tra la preda ed il predatore). A questo stadio le lucciole non sono in grado di vedere ma riescono a seguire la scia della loro preda che viene morsa ripetutamente all'altezza della testa.

Da adulte le lucciole smettono di nutrirsi, impegnando tutte le loro energie per il fondamentale scopo della riproduzione: mentre i maschi muoiono poco dopo l'accoppiamento, le femmine sopravvivono per un paio di giorni, ovvero il tempo di deporre le uova (circa 70-100) nel terreno. Nel successivo autunno sgusciano le larve che subito iniziano a cacciare; per un paio di anni il loro unico obiettivo è quello di nutrirsi e di crescere. Solo dopo due anni, durante i quali la larva cambia pelle più volte, avviene l'ultima trasformazione in stadio adulto.


2. Il fenomeno della Bioluminescenza

Nelle cellule viventi sono molto comuni le sostanze fluorescenti che emanano luce se esposte ad energia radiante di luci visibili o raggi ultravioletti. Ma è negli insetti che si riscontrano alcuni dei più brillanti e complessi organi produttori di luce e tra questi le forme più sorprendenti di luminescenza si trovano tra i Lampiridi, tra cui le lucciole (V.B. Wigglesworth).

Il fenomeno della luminescenza delle lucciole è stato studiato da celebri naturalisti e scienziati come Darwin e Pasteur ma solo negli anni più recenti si è compreso l'aspetto chimico del fenomeno.

La luce viene prodotta durante una reazione chimica di ossidazione di una proteina (la luciferina), mediante l'azione di un enzima specifico, la luciferasi: il grande interesse è dovuto proprio al fatto che tramite una reazione, si riesca a produrre energia luminosa trasformando delle sostanze chimiche!

Il segnale intermittente viene usato nelle lucciole come richiamo sessuale e viene emesso sia dai maschi rivali che volano al buio, a circa 1/1,5 metri di altezza per attirare l'attenzione delle femmine che rispondono anch'esse emettendo una luce molto debole. Poiché il buio è essenziale per l'intercettazione dei segnali luminosi, la luce artificiale diventa un limite per l'incontro dei due sessi e quindi per la riproduzione. Per questo motivo la luce artificiale è, insieme all'uso diffuso dei fitofarmaci, la principale causa della scomparsa della specie.

La luce emessa dalle lucciole ha una efficienza luminosa molto elevata, pari a circa il 90%. Questo significa che circa il 90% della energia entrante viene convertita in luce e solo il 10% si disperde come calore (in una normale lampadina l'efficienza è di circa il 5%). Quindi la luce emessa non produce, se non in minima parte, calore; pertanto i coleotteri emettono una luce cosiddetta "fredda".


3. La presenza delle lucciole nella Campagna Romana

"Nei primi anni Sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell'inquinamento dell'acqua, sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta".

Così scriveva nel 1975 Pier Paolo Pasolini sulle colonne del Corriere della Sera in un articolo in cui il letterato lanciava i suoi strali contro il modello di sviluppo degli anni Sessanta, rimpiangendo con nostalgia la scomparsa delle lucciole.

All'inizio del III Millennio la situazione, per quanto riguarda la presenza delle lucciole appare cambiata in meglio, almeno a Roma. E' di pochi giorni fa la notizia che alcuni esemplari di questo coleottero sono stati visti a Villa Borghese, nel boschetto dietro Via di Villa Ruffo.

Nelle aree naturali protette dell'area romana sono, invece, presenti da tempo anche grazie alla introduzione dell'agricoltura biologica (i fitofarmaci utilizzati in agricoltura sono, come abbiamo detto, tra le prime cause della morte delle lucciole).

Lungo i corsi d'acqua della Riserva Naturale di Decima Malafede, ad esempio, nella zona Sud-Est di Roma e vicinissimo al GRA, nel mese di giugno sono presenti in migliaia per la gioia dei partecipanti alle visite guidate organizzate dal WWF del XII Municipio di Roma e dall'Ente Roma Natura. Oppure le troviamo all'interno del Parco dell'Appia Antica, sia nella Valle della Caffarella che nella Tenuta di Tor Marancia, a poche centinaia di metri dalla Via Cristoforo Colombo, proprio lungo la valle attraversata dal Fosso di Tor Carbone, dove ad organizzare le visite sono il WWF dell'XI Municipio e l'Ente Parco Appia Antica.

La presenza delle lucciole in aree verdi appare per certi versi "miracolosa" ma è comunque da considerarsi una buona notizia per il sistema ambientale romano, in quanto esse sono ritenute dei buoni indicatori della salute degli habitat da loro frequentate.


(testo a cura di Paolo Virgili e Giovanni Mattias)


Maggio 2006

 

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1999 WWF Gruppo Attivo Roma XI