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IL FOSSO DI TOR CARBONE: UN IMPORTANTE CORRIDOIO ECOLOGICO A RISCHIO

(su questo argomento sono disponibili anche l'"abstract" della tesi universitaria di Giovanni Mattias, corredato da relativa mappa, in formato PDF.

La realizzazione di nuovi quartieri nella zona dell'Annunziatella, a ridosso dell'alveo del Fosso di Tor Carbone rischia di provocare un grave danno ambientale: il corso d'acqua infatti, oltre a costituire l'habitat ancora non inquinato per varie specie animali, è l'unico collegamento naturale tra il Parco dell'Appia Antica e la tenuta di Tor Marancia.

Le motivazioni per la salvaguardia del Fosso di Tor Carbone


SALVAGUARDIA DEL CORRIDOIO ECOLOGICO
- Innanzi tutto va notato come il tratto di Fosso compreso tra Via della Fotografia e Vicolo dell'Annunziatella, dove sono in corso i lavori del cantiere, sia l'unico potenziale corridoio ecologico che consente la connessione delle specie legate alle zone umide (pesci, anfibi, rettili, ecc) presenti nella Tenuta di Tormarancia con il resto del Parco dell'Appia; è quindi parte essenziale del corridoio ecologico che dalla città edificata giunge fino all'area dei Castelli Romani. Analizzando in maniera più dettagliata, una barriera al corridoio già c'è, precisamente attorno Via Calderon della Barca, dove le acque correnti sono deviate nel collettore centrale; ciò non cambia i termini della questione, piuttosto li rafforza: risulta ancor più importante, per una strategia di tutela della fauna locale, evitare un ulteriore frazionamento del territorio e la costruzione di un nuovo tipo di barriera. In prospettiva futura si dovrebbe piuttosto intervenire per eliminare la discontinuità fisica dovuta alla mancanza del tracciato del fosso, progettando il collegamento tra i due tratti: interventi di questo tipo sono stati realizzati in paesi europei quali ad es. la Germania. Va poi sottolineato che uno dei principi generali del nuovo PRG è la conservazione della rete ecologica: il caso in esame è, da questo punto di vista, esemplare.

AMBIENTE NON INQUINATO - Riguardo alle questioni di igiene pubblica (che richiederebbero, secondo alcuni, l'infognamento) va osservato che, al di là del fatto che le abitazioni civili dovrebbero comunque mantenere una certa distanza dalla vallecola del fosso, le acque di quest'ultimo non sono inquinate; ciò è dimostrato da un recente studio dell'Istituto Superiore di Sanità, il "Rapporto ISTISAN" n.03/42 (pubblicato nella sezione Pubblicazioni del sito www.iss.it) su "Acque correnti in ambiente urbano: Il Parco Regionale dell'Appia Antica" da cui risulta che "dal punto di vista macrobiologico questo fosso è l'unico (nel Parco dell'Appia) che presenta valori più che accettabili, che denunciano un ambiente buono, non inquinato"; (pag. 32).

TUTELA BIODIVERSITA' - Va poi ricordato che il tratto di Fosso in questione non è in secca, ma risulta alimentato da una sorgente locale: sono difatti presenti e vitali due popolazioni di anfibi: Rospo comune (Bufo bufo) e Rana verde ( Rana bergeri e Rana kl. hispanica). Il primo è protetto dalla L.R. 5 aprile 1988, n.18 che, all'art 3 (punto b), vieta il deterioramento o la distruzione dei siti di riproduzione e di riposo per queste specie. Va poi ricordata la presenza della fascia vegetazionale perifluviale ampia in alcuni punti fino a 30 metri, composta da tre strati ( lianoso, arbustivo e arboreo) con specie tipiche di ambienti umidi: Tipha latifolia, Arundo donax, Hedera elix, Sambucus nigra, Laurus nobilis, Salix alba, Populus nigra. Questa vegetazione risulta in gran parte abbattuta dai lavori di sbancamento in atto.

 

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1999 WWF Gruppo Attivo Roma XI